LA STORIA

LA  STORIA

LA STORIA

ROIANO
 Il paese di Roiano si trova nell' ambito del Comune di Campli , a circa 700 metri di altezza sul livello del mare (689 s.l.m) lungo una stada che si diparte dalla Srada Statale n.81 << Piceno - Aprutina>> , tra i chilometri 26 e 27 , tocca Collicelli, Roiano ,Villa Gesso ,Putignano, e poi torna ad immettersi nella medesima strada bPiceno Aprutina al chilometro 31 circa (Piano della lenta ).
Al dire del Palma ,il nome di questa villa deriverebbe dal fatto di essere appartenuta alla famiglia romana degli Arrj (come pure Riano o Ariano del Comune di Rocca S.Maria ), ma poi accenna pure alla possibile etimologia da Ara Jani.A seguito della gravissima pestilenza del 1527,passato alla storia con la qualifica di " Anno del morbo" che fece tante vittime in Italia e in tutta la Europa , tra noi si costruirono moltissime chiese , cappelle , altari e semplici cone , in onore di S. Rocco , venerato come Protettore contro la peste ; anche a Roiano di Campli sorse una chiesa in onore del Santo ,ma le spese furono sostenute dall' unico Bartolomeo Ciaffoni .
E poichè siamo a parlare di chiese ,aggiungiamo subito che nella contrada Fonte Martina , sempre nelle pertinenze di Roiano , sorgeva la chiesa di S. Antonio Abate la quale però più precisamente si trovava nell' ambito del feudo di Melatino .
Troviamo notato che ingenti spese costarono alle dissanguate Università o Comuni la permanenza dei soldati nel loro territorio , in vari tempi .Tra l' altro per quel che ci riguarda ,nel 1588 l' Università di Campli dovette fornire il vino agli Spagnuoli che si battevano contro i briganti che si erano asserragliati nella villa di Roiano .Non è a dire quanto il misero paesetto avesse a soffrire dalla presenza del briganti,e poi dalle rappresaglie dei soldati .
Nella creazione della nuova Diocesi di Campli Papa Clemente VIII nella sua bolla del 12 maggio 1600 ne traccia i confini , e menziona le varie parrocchie che dovevano entrare a farne parte e costruirla ; tra queste si legge anche il nostro paese di Roiano.
Nell' anno 1603 le frazioni di Battaglia , Roiano , Garrano , Campiglio e Masseri ,che si trovavano unite a Campli , concordemente a S.Pietro, Monticello e Ponzano che erano annessi a Teramo ,facevano ricorso alla Regia Camera della Sommaria per ottenere di potersi riunire insieme e ricostruire l' antico feudo di Melatino.
Alla radice dei monti sotto la grotta detta di S. Erasmo ,Presso Roiano ,vicino al fiumicello , in passato si ebbe dal Cimaltese e dal Poggio una grande frana ,come nota il Palma , che dovette minacciare e danneggiare anche l' antico paese di Roiano , ed il vetusto monastero di S. Mariano ,per cui l' uno e l' altro si dovettero ricostruire in siti più sicuri .Ed il Palma aggiunge :<<Ho per vera siffatta emigrazione anche al riflettere che nè dintorni dell' antico S.Mariano si trovano le principali possesioni della Badia ,comechè diminuite dopo una certa permuta anche con il canonica Andrea Fumi ,Vicario generale di Campli.>>
Il capobrigante Cocciarecchia , e cioè Galli Pasquale di Campli , piu' volte assalì Roiano per estorcere denaro dalle famiglie del paese .Il 12 Luglio 1809 si recò in casa di Giuseppe Mariani , ma gli uomini erano fuggiti , e le donne non riuscirono a raggranellare la somma pretesa da quello , per cui questo si portò via con se nella selva un giovinetta a cui , per sua custodia si aggiunse una zia .
Non si sa perche' ,il giorno appresso il brigante rimandò libere le due donne .Ma il giorno stesso (13 luglio 1809) nel medesimo sito di colle Rancone il Cocciarecchia fu ucciso con 3 colpi di sciabola da Pasquale di Berardo ,di Roiano e da due uomini di Molviano : un tal Angelomidio e un tal Cicorietto.
Da quanto Roiano fu unito a Campli , fu considerato una cosa sola con la frazione di VENALI , che prima aveva fatto parte del regno di Morricone mentre Roiano faceva parte del Feudo Il Melatino.
Recentemente abbiamo avuto queste notizie : Vi è la chiesa dedicata a S.Maria ; Roiano conta circa trecento abitanti e dista 6km da Campli e a 5 km da Campovalano 
vi sta l' albergo "La Collinetta" , la Sartoria Scatasti Dino ,una cantina presso Pilotti Aldo ; il Telefono si trova presso Caricilli Gilda ;la sua strada venne afaltata verso il 1966; si tratta della strada TERAMO -VALLE CASTELLANA , che sopra abbiamo in parte descritto , ma che al presente è asfaltata fino a Roiano e poi è una strada bianca .
Tratto da un articolo di Giornale " PASSEGGIATE ABRUZZESI : ROIANO " da cui è molto difficile risalire all' anno , ma possiamo dire che è stato scritto da GIULIO DI NICOLA , perchè porta la sua firma.
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Il Santo Patrono        "SAN VITALE"
Statua di San Vitale 
San Vitale è un martire di Bologna: Lo attesta sant'Ambrogio vescovo di Milano (374-397) il quale nella sua predica "exhortatio virginitatis", tenuta a Firenze nel 393, ci fa sapere che Vitale era il servo di Agricola e fu condannato al supplizio insieme al suo padrone.Vitale subì per primo il martirio. I persecutori, per indurlo a rinnegare la sua fede cristiana, “sperimentarono in lui - così afferma sant’Ambrogio - ogni genere di tormento, così che nel suo corpo non vi era più parte alcuna senza ferite”. Spirò invocando il nome di Gesù.Col supplizio di Vitale i carnefici cercarono di impaurire Agricola e indurlo ad abiurare il cristianesimo, ma vista l’inutilità di questo ed altri tentativi, lo crocifissero.Da nessuna fonte antica ci è stata tramandata l’epoca del loro martirio. Tuttavia alcuni studiosi ritengono probabile che Vitale ed Agricola siano state vittime della persecuzione dell’imperatore Diocleziano (284-305). CONTINUA A LEGGERE.............


 
PECORA ALLA CALLARA

La pecora alla cottora o cutturo (nell'aquilano) o pecora ajo cotturo (nella Marsica) o pecora alla callara (nel teramano) è un'antica ricetta tipica della tradizione abruzzese, diffusa soprattutto nella fascia montana, in particolare nell'area marsicana, nella conca aquilana e nella zona dei Monti della Laga.

Il piatto risalirebbe ai tempi della transumanza quando, lungo il cammino dagli Abruzzi al Tavoliere delle Puglie, i pastori consumavano le pecore morte di fatica oppure quelle azzoppate o ferite, cuocendole in appositi paioli di rame o di alluminio, detti appunto cottora, cotturo o callara, sorretti da un treppiede e un gancio sopra il fuoco vivo di legna. Una seconda teoria fa risalire la tradizione della callara all'atto di gratitudine che veniva fatto dal o dai proprietari delle pecore ai pastori di ritorno dalla Puglia con le greggi.

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